06 dicembre 2017

TORINO: Gran Prix FIE di Fioretto

Lo Scorso fine settimana si è disputata a Torino la prova di Gran Prix del fioretto, sia maschile che femminile, giunta alla sua terza edizione. Torino ha però una lunghissima tradizione di gare internazionali, che comincia all’inizio degli anni ’50 con lo storico “Trofeo Martini”, che accompagnerà la gara fino al 1979. Dall’anno successivo ci sarà prima il “Trofeo CRT” e quindi i vari marchi “Lancia”, fino al 2002 quando la gara subirà una sospensione di qualche anno. Si ritorna con la coppa del Mondo, e ancora con il marchio Lancia nel 2008, quando però la gestione dell’evento non sarà più dello storico Club Scherma Torino ma dell’Accademia Marchesa, che organizza adesso la competizione. Unico GP FIE europeo, non solo italiano.
La gara femminile ha visto in pedana tante giovani promesse della scherma italiana, è tra tutte quella che ha sicuramente brillato maggiormente è stata la mestrina Martina Favarato, che a soli 16 anni ha conquistato un posto tra le migliori otto della gara. E considerando che è stato il suo esordio in una gara di Coppa del Mondo Assoluta direi che siamo nel campo dello straordinario. A mia memoria, ad una età così verde ricordo solo fenomeni come la Vaccaroni, la Trillini e la Vezzali riuscire a competere con le seniores a questi livelli. Se la fanciulla, allenata da un grande campione come Mauro Numa, saprà tenere la testa ben montata sulle spalle potrebbe anche ricalcarne le orme, e garantirsi un futuro di successi e medaglie. Altra giovane promessa della scherma azzurra è senz’altro Serena Rossini, classe ’99 anconetana allenata da Giovanna Trillini. Non fosse stato per l’exploit della mestrina la palma di sorpresa del giorno sarebbe stata sicuramente sua, che la gara l’ha terninata soltanto un turno prima, quello del tabellone da 16. Da anni la ragazza è ai vertici della categoria U20, questo risultato potrebbe essere il suo primo passo importante per scalare anche la categoria assoluta. Detto delle giovani promesse, giusto anche ricordare che davanti a loro hanno comunque la corazzata che da cinque lustri si è accaparrata il copyright di “Dream Team del fioretto”, e pare non abbia nessuna intenzione di appaltarlo ad altre. Se la gara è stata vinta dalla fuoriclasse russa Deriglazova, a circondarla sul podio c’erano tre italiane: la solita Volpi, la solita Errigo e la brava De Costanzo, quest’ultima a dimostrare che in casa nostra se qualcuna toppa la singola gara c’è sempre un’altra pronta a raccogliere la bandiera e portarla in alto.
Detto delle atlete giusto dire anche qualcosa dei maestri. Ora che è ufficiale si può tranquillamente dire: ne abbiamo perso un altro. Questa gara è stato l’esordio di Matteo Zennaro quale maestro della federazione canadese per il fioretto femminile, e dal 3 gennaio sarà presso la Ohio State University ad insegnare scherma agli americani. E non pare sarà l’unico, voci di parterre, non confermate dai diretti interessati per cui evito di fare nomi, danno come prossimi partenti altri due tecnici di pari livello. Io ho provato a fare il ficcanaso e chiedere conferma ai diretti interessati, loro naturalmente hanno seccamente negato….ma hanno anche chiesto di non dire nulla….chi vuole capire, ha capito. Se poi consideriamo che alla gara c’erano Lorenzo Nini quale tecnico della squadra austriaca, Andrea Magro per il Kuwait, Massimo Omeri con il Qatar, Giovanni Bortolaso con le tedesche e almeno altri due che lavorano con altre federazioni, il prossimo anno c’è il serio rischio che a fondo pedana si parli quasi solo italiano. E ancora ci si domanda come mai da qualche tempo vincano anche le altre…..
Domenica è stata la volta del fioretto maschile. Dalle qualificazioni di venerdì sono usciti dei nomi di giovanissimi atleti che hanno già dimostrato una certa dimestichezza con la scherma dei grandi, altri invece non hanno superato lo scoglio delle qualificazioni. Al contrario delle ragazze, qui è parso che qualcuno non fosse ancora pronto per il salto di categoria, soprattutto chi quel salto lo ha dovuto fare doppio, passando da una scarsa esperienza internazionale accumulata nella categoria U20 da cadetto, ad una gara che richiederebbe ben altro approccio, e in un paio di casi anche ben altro fisico. Un bravo se lo merita il lungagnone jesino Marini, che ha saputo superare il girone di qualificazione ed eliminare due seniores per approdare al tabellone principale. Eroe della domenica il ternano Foconi, allenato dal bravo Filippo Romagnoli (tecnico anche di Elisa Vardaro), lo scorso anno uscì vincitore questa volta resta sul podio, e non è poco visto il livello della gara. Vince l’americano Massialas davanti al russo Safin. La sorpresona la fanno però due carneadi che proprio non si potevano pronosticare: l’australiano Douglas, che si ferma nei 16, e l’ivoriano Keryhuel 19° alla fine della gara. Quest’ultimo ha impressionato positivamente per una scherma veloce e completa, cosa che non ci si aspettava da un atleta assolutamente sconosciuto nel circuito, tanto da creare non pochi punti interrogativi tra gli “addetti ai lavori” in difficoltà a capire la sigla CIV a quale paese si associasse.
Non numeroso il pubblico presente, e qui non voglio addentrarmi in analisi che dovrebbero fare esperti di marketing e comunicazione. Da cittadino torinese posso solo dire che l’attenzione da parte dei media sull’evento è stata abbastanza scarsa, il big match Napoli-Juventus ha fagocitato il 99% dello spazio che TG sportivi e giornali avevano a disposizione per lo sport. Come sempre la concorrenza con il calcio vede qualsiasi altro sport come perdente. Trovo un esercizio di inutile leziosità cominciare a parlare del tempo o del costo del biglietto. Quando la scherma era all’apice della popolarità, ovvero quando in tv ci andavano di continuo i nostri atleti, mi ricordo una nevicata clamorosa in pieno marzo e biglietti a pagamento, ma un palazzetto comunque pieno.
Anche il palasport del parco Ruffini comincia a mostrare i suoi limiti strutturali. Si tratta di un edificio costruito negli anni ’70 per ospitare Pallavolo e Pallacanestro, mai studiato per altri eventi che alla struttura devono adattarsi. Pessima visuale dagli spalti, specie spostandosi nella parte superiore dei seggiolini blu. La struttura è ideale quando tutti si siedono e ci rimangono per tutta la durata dell’evento, problematico quando c’è un continuo via vai di spettatori, atleti, tecnici, staff, ecc.. ecc.. La pedana blu poi, messa alle spalle dell’area destinata al riscaldamento, era la più sacrificata, lontana da tutto. E dire che è stata la pedana dove hanno tirato Cassarà, Garozzo e Foconi per tutta la gara, cioè quelli che magari gli spettatori volevano vedere da vicino.
ATTENZIONE, questa non è una critica agli organizzatori, in quanto lo stesso Michele Torella, presidente della società e del comitato organizzatore, ha detto durante la conferenza stampa che occorre trovare una nuova sistemazione per la gara, in quanto il palasport non è il massimo e crea molti problemi.
Avendo visto i campionati del Mondo del 2006, oltre che le olimpiadi invernali, posso affermare che la sistemazione ideale per “gli altri sport” sia la struttura dell’Oval del Lingotto. Si potrebbero ricreare quelle tribune uniche e le pedane rialzate che consentirebbero la massima fruizione da parte del pubblico, oltre ad avere gli spazi adeguati per ospitare anche le pendane necessarie per le qualificazioni del venerdì, mettendo tutta la gara in una unica struttura, e non su due come avviene adesso. Certo, i costi sarebbero ben altri rispetto al palasport e alla Sisport, ma qui dovrebbe intervenire con tutto il suo peso politico una federazione che dovrebbe avere nel GP FIE di Torino uno dei suoi fiori all’occhiello, da difendere con le unghie e con i denti, anche a costo di dovere magari rivedere alcuni capitoli di spesa e destinare qualche fondo alla gara.
Sempre approposito di federazione. Tra lo scarso pubblico ho incontrato un solo altro presidente di club piemontese, e nessuno di quelli che conosco delle regioni limitrofe. Un vero peccato, perché presente avevamo sia il presidente Scarso che i consiglieri Azzi e Randazzo. Sarebbe stata un buona occasione per usufruire di una delle tante sale disponibile nella struttura per incontrare le società piemontesi, e magari rispondere a qualche domanda.
Paolo CUCCU

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