16 agosto 2016

E' TEMPO DI TIRARE LE SOMME

Concluse domenica scorsa le prove olimpiche di scherma, si sono subito scatenati commenti pro e contro la spedizione azzurra a Rio de Janeiro e da quel che ho potuto leggere non tutti sono obiettivi: chi ritiene la spedizione una sconfitta ed altri, guardando forse troppo in casa altrui, la considerano assolutamente positiva.
Voglio partire dalle dichiarazioni del Presidente, rilasciate prima della trasferta:
"Quando si parte si mettono in valigia sogni e speranze. La mia speranza è quella di vivere un'edizione olimpica in cui gli azzurri riescano ad affermare la leadership dimostrata in questi ultimi anni. Se i Giochi concludono il quadriennio olimpico, non possono di certo determinare il lungo percorso che ci ha condotto sin qui e che è sicuramente assai positivo per l'intero movimento schermistico azzurro. Ci attendiamo la ciliegina sulla torta".
Dunque il Presidente prima auspica la riconferma della leadership dell’Italia dimostrata negli ultimi anni, aspettandosi la conquista di 3-4 podi (soltanto?!?!), e subito dopo afferma che i risultati non potranno influire sul lavoro svolto, poiché considera gli stessi una ciliegina da mettere sulla torta, e qui mi pongo la prima domanda: ma allora di quale torta parliamo? La partecipazione e i risultati conseguiti nella massima competizione planetaria sono il frutto di un lavoro svolto nell’arco di 4 anni. Vengono impiegate ingenti risorse finanziarie – circa 5 milioni di euro per un quadriennio, tanto per essere chiari – per il raggiungimento di tale scopo, perciò questo è a tutti gli effetti l’obiettivo primario, viceversa non c’è giustificazione alcuna per le spese sostenute. Se, come dice il Presidente, i risultati di un’Olimpiade non contano ai fini della valutazione della gestione quadriennale, non è che allora questi fondi si potevano mettere a disposizione delle Società, le quali ne avrebbero certamente fatto buon uso?
Sono d’accordo con chi ha definito questi Giochi un fallimento e una sconfitta per la dirigenza in carica. Scarso governa da 12 anni (se poi a questi aggiungiamo anche i 4 da Vice Presidente arriviamo a 16!) e quindi da un tempo abbondante per programmare e pianificare una attività tecnico-agonistica di adeguato livello. Lui stesso ha ereditato da DI BLASI una Federazione Italiana Scherma che ad Atene 2004 aveva vinto ben 7 medaglie: vale ricordare che anche in quella occasione il Fioretto femminile a squadre era escluso per la prevista turnazione. Perciò niente scuse, ci si assuma la responsabilità di non aver qualificato una squadra – la Spada femminile – che nel 2014 era campione del mondo e n°1 del ranking mondiale, e si accetti senza attenuanti il responso olimpico, che è figlio di una mancanza di regole precise e chiare: o si affida tutta la responsabilità ai CT di impostare il lavoro tecnico con la conseguente e doverosa autonomia di scelte, oppure ci si attenga ai rigidi ranking seguendo lo schema americano. Questo quadriennio è iniziato con la rivolta di alcuni spadisti che inviarono una lettera al Presidente del CONI con la quale denunciavano uno stato di cose non più accettabile nella loro arma e finisce con la fortissima polemica lanciata da Arianna ERRIGO.
Molti cronisti hanno posto in evidenza il flop della scherma, mentre i più buoni si sono espressi per un risultato al di sotto delle aspettative, riconoscendo quindi come fosse lecito aspirare a qualche podio in più. Ritengo, però, che con tutti i veleni emersi non si poteva proprio fare di più. Credo anche che la Federazione non abbia voluto vederli o sentirli, questi veleni, sottacendoli e sottovalutandoli. In più ha fallito con il progetto 3R (Rimini-Roma-Rio) di sciabola: nonostante il grandissimo impegno dei ragazzi e delle ragazze, rimane il fatto che la sciabola non è pervenuta. Di certo si dovrà ragionare su un chiaro passo indietro rispetto ai tre ori, due argenti e due bronzi di Londra 2012, ma anche allo stesso numero di medaglie di Pechino 2008 e Atene 2004: è perciò evidente che a Rio 2016 la scherma non abbia rappresentato il solito "forziere" delle Olimpiadi azzurre. Non bastasse tutto questo, ecco che l’edizione olimpica del 2016 ha posto, tra le altre cose, il problema di un peso politico oggi più scarso della FIS a livello internazionale visto che un arbitro ucraino, tale Vadym Guttsayt, membro della Commissione arbitrale della FIE, durante una fase convulsa della semifinale di sciabola femminile a squadre fra Italia e Ucraina, ha addirittura sbeffeggiato la delegazione azzurra mostrando il dito medio. E’ vero che a tale individuo la Federazione internazionale di scherma ha revocato l'accredito per comportamento antisportivo, ma è altrettanto vero che una cosa del genere non sarebbe accaduta verso altre nazioni.
La futura Federazione, sia che vengano riconfermati gli attuali dirigenti o che ci sia un auspicabile rinnovamento, avrà molto da lavorare per diminuire il gap che ci separa da altre nazioni. Né serve a molto dire che altre importanti realtà europee abbiano fallito: in questo caso bisogna soltanto guardare in casa propria e, come dicevo prima, assumersi per intero le proprie responsabilità.
Lo schema sottostante pone in evidenza le medaglie conseguite dall’Italia della scherma ai Giochi Olimpici dal 1972 ad oggi: si può ben vedere come per trovare un analogo numero di medaglie vinte sia necessario tornare indietro, molto indietro, nel tempo. Per la precisione a Seul 1988 e Montreal 1976, non certo due Olimpiadi indimenticabili.
Da ultimo, chi ha criticato gli atleti per un presunto scarso impegno ha detto una semplice castroneria: essi sono stati impagabili: i ragazzi hanno dato tutto quello che avevano, in alcuni casi gettando anche il cuore oltre l’ostacolo. Forse in qualche caso non sarà stato sufficiente ma a loro nulla è imputabile!
Ezio RINALDI

3 commenti:

  1. Caro Ezio si dice che dove si coltivano rose non possono crescere cardi. Ma a chi attribuire la responsabilità dello scarso raccolto olimpico? Alle scelte del presidente federale, ai ct o all'inefficacia delle teorie psicofisioterapiche del dott. Fiore?
    Sarebbe auspicabile che fossero proprio gli atleti a fornire una sincera risposta sull'argomento.
    E poi, per quale motivo a fondo pedana della Fiamingo non c'era il maestro Sperlinga?
    E che dire delle inquietitudini di Arianna Errigo o della defaillance di Occhiuzzi? Nessuna terapia è valsa?
    Certo è che 5 milioni di euro mi sembreno davvero troppi rspetto ai risultati ottenuti!
    A Fileccia

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    1. Caro Antonello, credo proprio che il Dr. Fiore non abbia responsabilità. Egli fornisce il contributo che gli è chiesto dal sistema. Spessissimo ha risolto problematiche che altri non non sarebbero stati capaci di fare. È pur vero che egli si sia attribuito dei meriti nella conquista di medaglie ma solo in relazione al suo contributo medico. Nel caso specifico,i risultati al di sotto delle aspettative non possono essere ascritte all'operato del medico: le cause e responsabilità appartengono ad altre persone.

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  2. Dalla pagina facebook di Mattia Boretti
    16 ore fa ·
    Tiriamo le somme. Ogni risultato, positivo o negativo, ha nomi e cognomi. In questo caso, non certo quelli degli atleti. Che, nelle condizioni date, hanno fatto e dato il massimo di quello che era possibile fare e dare. Il problema sono appunto le condizioni date: serve un rinnovamento nei volti, nelle idee, nell'approccio stesso a un mondo ormai in evoluzione permanente. Per capirlo non serve essere indovini, come ho letto da qualche parte, basta mettere in fila i fatti. E avere il coraggio di metterli nero su bianco.
    A ‪#‎PiazzaScherma‬ nel nostro piccolo si prova a farlo.
    Per non guardare alla prossima Olimpiade, ma alle prossime generazioni.

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