18 luglio 2016

Rio 2016, le porte girevoli della (maxi) delegazione azzurra

Esclusi gli atleti, la spedizione conta ben 26 elementi. Negli staff anche alcuni maestri di singoli atleti. Ed è giallo sulle due liste dei delegati: una per i convocati e una per i mezzi d’informazione
La spedizione azzurra verso l’Olimpiade di Rio2016, che per la scherma prenderà il via sabato 6 agosto con la prova individuale di spada femminile per concludersi il 14 agosto, inizia con due punti critici e con un giallo, tutti con un denominatore comune: la lista della delegazione che partirà per il Brasile ormai fra una manciata di giorni.
Per cominciare, i numeri. La delegazione della scherma italiana, atleti esclusi, sarà composta da un totale di 26 elementi così suddivisi: tre membri del vertice federale, i tre Commissari Tecnici per le rispettive armi, dieci maestri (quattro per il fioretto, tre a testa per spada e sciabola), medico, fisioterapisti e tecnico delle armi. A costoro vanno aggiunti sei “extra”: uno per lo staff medico, uno per quello tecnico, quattro fra preparatori atletici e fisioterapisti. Vale ricordare come lo sport italiano, specialmente nei suoi rami minori tra i quali purtroppo bisogna comprendere la scherma, risulta aver subito in questi anni – almeno a quanto ci è sempre stato dato sapere – consistenti “tagli” nei trasferimenti dal CONI e di riflesso dalle finanze pubbliche. Fatte queste premesse, e ricordando come l’Italia manchi di tre prove rispetto a un ipotetico Mondiale – le prove a squadre di fioretto femminile e sciabola maschile non previste dal calendario di quest’edizione, e di spada femminile non qualificata – il numero di componenti la delegazione può essere ritenuto il minimo indispensabile? In attesa di conoscere il rendiconto economico della spedizione olimpica e di misurare il bilancio costi/ricavi (costi/medaglie, nel nostro caso) qualche dubbio appare lecito.
Secondo aspetto, la composizione dello staff. L’Olimpiade, al netto di una retorica “patriottica” che ormai sembra sempre più lasciare il tempo che trova, dovrebbe rappresentare la massima espressione del valore del singolo atleta al servizio del collettivo, la Nazionale olimpica in questo caso. Ebbene, nella carovana azzurra in partenza per Rio de Janeiro ci sono almeno due casi in cui sembra piuttosto valere il principio opposto: non si spiega altrimenti la presenza nello staff tecnico di almeno un paio di maestri di singoli atleti in gara. Per chiarire meglio il concetto, qui non è in discussione la scelta del singolo atleta, che ha tutto il diritto di volere a fianco il proprio maestro in una gara che in molti casi può valere un’intera carriera, ma il punto è un altro: è proprio necessario che il maestro in questione sia aggregato allo staff tecnico federale? Non sarebbe forse il caso di far rientrare il maestro nello staff personale dell’atleta e non nello staff della Nazionale, magari con il risultato di alleggerire numeri e costi di una spedizione già onerosa di per sé come quella olimpica?
A un’Olimpiade che nasce con questi due interrogativi di fondo si aggiunge un vero e proprio giallo, legato al caso della “doppia lista” di convocati per lo staff di Rio 2016. La data-chiave è il 27 giugno scorso, quando erano annunciati i nomi che avrebbero composto la delegazione azzurra in Brasile. Quel giorno, praticamente in contemporanea escono due diverse liste: una pubblicata dai principali mezzi di comunicazione, l'altra resa pubblica dai singoli membri dello staff o dalle loro società tramite i loro rispettivi profili social. Ebbene, per quanto riguarda gli atleti nessuna novità o sorpresa rispetto alle indicazioni del ranking e della stagione, ma è nelle pieghe dello stesso staff tecnico che i conti non tornano: tra gli “ufficiali”, infatti, mentre siti e giornali riportano la presenza di un tecnico storico, la lettera di convocazione lo “sostituisce” con altro tecnico, certamente di valore ma con meno esperienza. Addirittura sul comunicato stampa federale, e di rimando sui mezzi d’informazione, non vi è proprio traccia di cinque membri “extra” che invece compaiono nella lista federale a cominciare da un paio di preparatori atletici per proseguire con un giovane maestro f tecnico) e la coppia di fisioterapisti. A dimostrazione ecco i due link all’articolo apparso
Cinque nomi in più e una sostituzione di cui nessuno, fra le “autorevoli” voci che a quanto pare ci raccontano la scherma azzurra solo attraverso le veline e le versioni ufficiali o di comodo, pare essersi accorto né essersi preso la briga di verificare. Così, visto che il double face va tanto di moda, a chi fornisce le notizie e a chi le riferisce rivolgiamo una semplice domanda: perché?    

Mattia Boretti

15 luglio 2016

CONVOCAZIONI E REGOLE: precisazioni del Prof. VULLO

PRECISAZIONI AL POST SCHERMA - VOGLIO DIRE LA MIA
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Sapevo che il mio post avrebbe potuto fare nascere equivoci, per tale motivo voglio fare una precisazione al fine di fugare ogni dubbio sul mio reale sfogo.
Le convocazioni degli azzurrini hanno dei criteri che sono pubblicati sul sito federale con la circolare n.17/16 del 11.07.2016 e sono ben chiare; al Commissario d’Arma viene lasciata la discrezionalità della convocazione per 5 atleti nella sciabola e fioretto, 10 nella spada. Fatta questa precisazione posso dire che un commissario Tecnico potrebbe anche convocare la 500entesima del ranking, ne ha facoltà.
Nel mio post riporto testualmente queste parole
<<Una cosa mi fa male, dubitare che qualche convocazione è frutto di politica federale, o ne possa dare la sensazione, come dire… chi ha il potere lo esercita per come meglio crede, finché dura nessun problema, noi ci saremo e continueremo “umilmente a fare il nostro lavoro”>>
ecco questa frase potrebbe essere equivocata, e dunque provo ad essere più chiaro.
Si sa “la madre degli stolti è sempre incinta”, è più facile apparire che essere, ed ecco che si va a cena con il numero 1 di turno per potersi poi fregiare di essere vicini ai vertici, millantando accordi, “forse mai presi” o se presi che non saranno mai mantenuti o che si realizzeranno per una pura coincidenza di fatti o di circostanze, ma il danno è stato fatto, il danno all’immagine del coach, che ignaro delle politiche e degli inciuci fatti o millantati danneggiano l’immagine di altri.
Adesso mi rivolgono a quanti sono parte integrante di questa commedia pirandelliana, ma non credete che il sapore dell’onestà intellettuale sia di gran lunga superiore al sapore di APPARIRE piuttosto che ESSERE? Concludo porgendo le mie scuse, semmai ce ne fosse bisogno, a tutti i coach delle varie nazionali, persone che conosco con cui mi sono sempre confrontato ricevendo la massima disponibilità, augurandogli un grande “in bocca al lupo” per i prossimi impegni olimpici, ad maiora.
Ah dimenticavo, parlate sotto voce che i cattivi vi sentono….
Avrei voglia di scrivere tante cose, ma inevitabilmente scivolerei sulla politica ed essendo una persona coerente ribadisco di non voler assolutamente strumentalizzare lo sfogo del Prof VULLO. D'altra parte Egli ha ampiamente spiegato, con queste precisazioni, quale fosse il suo reale intendimento, quindi aggiungere altre inutili parole non servirebbe a niente. Ribadisco, invece, l'invito ad una maggiore accortezza nell'applicazione delle regole.
Ezio RINALDI

14 luglio 2016

CONVOCAZIONI E REGOLE

5 ore fa · 
SCHERMA “VOGLIO DIRE LA MIA”
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oggi senza nessuna polemica, ma con un velo di tristezza devo riconoscere che questa Federazione Italiana Scherma non aiuta le piccole società e soprattutto quelle di periferia, senza la quale la scherma non la conoscerebbero né tantomeno la vedrebbero e toccherebbero con mano, ufficializzo questo sfogo nella consapevolezza che “qualcuno lo cavalcherà per scopi politici”, altri rimarranno indifferenti, altri ancora diranno “però ha ragione” con l’omertà di non volersi esporre più di tanto, “per non essere vessati”, non approvo ma vi posso capire, so che cosa vuol dire essere vessati.
Sono state diramate le convocazioni per gli azzurrini, nel sito non sono pubblicate, da voce di corridoio si conoscono i nomi, poco importa, un dato è certo esiste un criterio e se il criterio c’è deve essere rispettato.
Una cosa mi fa male, dubitare che qualche convocazione è frutto di politica federale, o ne possa dare la sensazione, come dire… chi ha il potere lo esercita per come meglio crede, finchè dura nessun problema, noi ci saremo e continueremo “umilmente a fare il nostro lavoro” ci incontreremo già ad ottobre sulle pedane di tutta Italia, cercheremo di lottare, anche se tante volte lotti e sai già di essere sconfitto, troppe volte siamo usciti fuori da una diretta 14/15 lo abbiamo accettato perché il giudizio del Presidente di Giuria è sovrano, ma siamo stanchi, ricordatevelo.
Concludo dicendo che nonostante tutto, nella sciabola rimaniamo i più vincenti in Sicilia, i fatti dicono questo!!!

Sarò sicuramente accusato di cavalcare a scopi politici lo sfogo del Prof. VULLO, ma sono certo che i lettori non potranno non condividere le riflessioni che seguono.
Spessimmo sento dire che quando ci sono in ballo i piccoli atleti sia necessario porre molta attenzione: pensiero sacrosanto! Ma credo anche che tutti gli atleti meritino eguale considerazione, poiché ognuno di loro, nell’ambito della propria realtà, ritiene di dover essere rispettato. Certo i piccoli sono anime innocenti ed il loro candore non ammette mezze misure. Per loro le regole sono fonte di insegnamento e se non gliele sappiamo spiegare i danni, negli a venire, saranno irreparabili. In altre parole potremmo incorrere nel grave errore di spiegare che le regole sono come l’elastico: vanno applicate a seconda delle circostanze e di chi le deve subire.
I ragazzi vivono la loro attività sportiva-agonistica in funzione di un traguardo gratificante che è la convocazione a far parte degli azzurrini. In altre parole per essi essere chiamati agli azzurrini è come far parte della nazionale giovani o di categoria.
Dallo sfogo del Prof. VULLO emergono alcune cose:
1.    Sembra che non siano state rese note le convocazioni;
2.    Sembra che non siano stati applicati i dettami che regolano le convocazioni;
3.    Sembra che qualche chiamata sia frutto di scelte politiche.
Al di là dei “sembra” pare proprio che chi ha fatto finale ad otto non sia stato convocato; chi ha subito un “nero” per aver insultato qualcuno, sia stato chiamato; qualcun altro, pur occupando una posizione di prestigio nel rank di categoria, non sia stato convocato per aver tenuto, in qualche circostanza, un comportamento meritevole di sanzione. In quest’ultimo caso pare che già, in precedenti occasioni, per la stessa sanzione abbia saltato le chiamate ad alcuni allenamenti.
Insomma pare proprio che siano stati adottati “due pesi e due misure”. La cosa non mi meraviglia più di tanto poiché è da diverso tempo che rappresento tale discutibile applicazione delle regole. Non intendo strumentalizzare lo sfogo del Prof. VULLO, mi preme invece rivolgere un invito ai vertici federali per un controllo credibile sull’applicazione delle regole, affinché i ragazzi non perdano la fiducia nelle Istituzioni.

Ezio RINALDI

03 luglio 2016

ILLUMINISMO, RINASCIMENTO E OSCURANTISMO

Il periodo illuministico della scherma sportiva potrei identificarlo con l’era Nostiniana, la quale ebbe come obiettivo primario il recupero e la rivalutazione della attività agonistica e quindi il conseguimento della vittoria nelle varie competizioni internazionali. Prima di quel periodo la scherma italiana aveva vissuto una lunga fase di cupezza. L’azione del Presidentissimo Nostini si sviluppò attraverso l’invenzione del Gran Premio Giovanissimi, manifestazione riservata al vivaio della scherma italiana e poi con il trittico relativo ai volumi sulla sciabola, fioretto e spada, con i quali intese dare un trattato che, volendo fare un paragone scolastico, avesse le stesse funzioni che per le lingue hanno la grammatica e la sintassi. Certamente quei volumi, di cui conservo gelosamente delle copie e sui quali ho studiato durante i corsi per istruttori di scherma in quel di Zocca, oggi potrebbero non rappresentare l’ideale della scherma moderna, tant’è che alcuni tra i maestri più rappresentativi, a cominciare dall’ex Presidente dell’AIMS, M° Giovanni TORAN, hanno cercato di migliorarne il linguaggio e la tecnica con concetti più attuali. Però certamente possono ancora rappresentare l’ABC dello studio schermistico.
Nostini, lungimirante dirigente, pur in una diversità di impostazione schermistica tra le diverse correnti, ha anticipato il concetto di difformità di pensiero in un contesto di assoluta democrazia. Per averne una idea più chiara basta rileggersi le splendide prefazioni ai tre volumi.
Credo di poter affermare che l’illuminismo della scherma olimpica Italiana, inteso come periodo di ricrescita, sia stato un momento di sviluppo dell’arte schermista, che un grande uomo di sport ci ha lasciato in eredità.
Il rinascimento, credo possa appartenere al periodo diblasiano, durante il quale, la scherma italiana ha cominciato a dettare legge sulle diverse pedane internazionali culminatosi, a mio avviso, con le otto medaglie vinte all’Olimpiade di Pechino 2008. Dal quadriennio 2005/2008 il Presidente Scarso ha preso in mano la gestione federale, quindi i risultati ottenuti nella competizione cinese dovrebbero appartenergli, ma come egli stesso ha affermato in un suo editoriale, la vecchia dirigenza gli aveva fatto trovare una programmazione fino al 2008, quindi quelle medaglie sono figlie della gestione precedente, di cui, peraltro, sia Io che lui ne facevamo parte. Durante la gestione del dirigente padovano molto fu dedicato alla attività agonistica ed ai corsi arbitrali: i risultati devo dire furono piuttosto buoni viste le olimpiadi del 2004 (strascichi di Nostini). Non c’è stato un lascito significativo ma certamente furono migliorate diverse situazioni.
Sui libri di storia si è studiato anche l’oscurantismo, termine esplicitamente dispregiativo nato all'incirca nel XIII secolo in antitesi all'illuminismo. Viene utilizzato da correnti di pensiero che si autodefiniscono progressiste per indicare l'atteggiamento culturale proprio di chi si schiera contro una visione dinamica della cultura ed una diffusione del pensiero e della ricerca scientifica e intellettuale in qualunque campo del sapere.
In tale accezione il termine viene usato ancor oggi per connotare negativamente concetti che sembrano negare la libertà di pensiero e la libertà dell'individuo contro credenze o imposizioni ideologiche.
Viene definita oscurantista una persona che presenta e mantiene un'attitudine negativa del sapere, come rifiutare di riconoscere vere delle cose che si ritengono palesementi incontrovertibili, come ad esempio negare l'evoluzione. In questo senso Io stesso potrei essere definito oscurantista perché, a detta di alcuni, mi ostinerei a non voler riconoscere la situazione attuale ovvero a volerla ribaltare. Molti, devo ammetterlo, affermano che personalizzi troppo le mie azioni e soprattutto che nutra un sentimento di ostilità  nei confronti di chi oggi detiene lo scettro. Sommessamente rappresento che in me non esiste tale sentimento, pertanto riconoscendo la legittimità dell’attuale leaderchip non posso e non voglio rinunciare al mio essere, con tutte le implicazioni che questo comporta. Personalmente non mi definisco oscurantista o progressista bensì una persona innamorata di un certo mondo che può essere migliorato attraverso un rinnovamento di elementi stantii, e non mi riferisco certo solo al vertice federale ma anche a quei settori collaterali, i quali, attraverso tale vertice, tendono a conservare lo status quo per non perdere la poltrona. Ed è per questo che oggi, a causa degli eventi descritti negli ultimi post, prevale in me sempre più la convinzione che quello attuale sia un periodo tendente soprattutto all'autoconservazione del gruppo dirigente rispetto al quale qualunque pensiero volto alla prospettiva di un cambiamento rischia di essere tacciato come reazionario. 
Ezio RINALDI