16 maggio 2016

OPPORTUNITA'

Circa due anni fa questo blog ha dedicato spazio alle diverse querelles che hanno visto come protagonisti da un lato l’ASD Sala d’Armi Trinacria e dall’altro l’allora presidente del GSA Pietro Ingargiola e la sua associazione, Accademia Scherma Palermo. Ricorderete che si è trattato di un dissidio dai toni abbastanza accesi, che coinvolse a vario titolo soggetti terzi e finanche il presidente Giorgio Scarso.
All’epoca avevo personalmente seguito il lavoro degli organi inquirenti e del tribunale federale e non sono mancati spunti critici di cui ho dato notizia sul blog.
Esposti a vario titolo furono presentati sia alla FIS che al CONI, alla Procura Federale e al Procuratore Generale CONI, senza sortire effetti adeguati, ad eccezione delle dimissioni volontarie del presidente GSA che io giudicai piuttosto tardive.
Preconizzai, allora, che la vicenda, non sarebbe rimasta confinata entro le ristrette mura federali in quanto alcuni soggetti, che si reputarono lesi dal Procuratore federale, per condotte commesse nell’ambito dell’attività di indagine, si rivolsero alla magistratura ordinaria per vedere tutelati i propri diritti.
La dirigenza FIS rimase inerte.
Qualche giorno fa un commentatore anonimo ha fatto riferimento all’esistenza di un procedimento penale a carico del Procuratore federale. Ovviamente non ho pubblicato il post ma, fatte le dovute verifiche, ho appreso che la Procura della Repubblica di Palermo ha realmente richiesto il giudizio a carico del Procuratore Federale FIS.
Il problema attuale, tuttavia, non è l’esito di questo giudizio penale, quanto piuttosto gli effetti di carattere politico-elettorale che la formalizzazione di una accusa, oggi gravante sul Procuratore Federale, potrebbe riverberare, in termini negativi, sull’immagine della FIS.
Mi domando quanto sia opportuno che nelle more del giudizio penale il procuratore federale continui a svolgere il suo incarico.
Non sarebbe forse opportuno sospenderne le funzioni fino a che il giudizio non venga definito?
Ritengo che la valutazione di una tale opportunità sia di spettanza FIS o forse del Procuratore Generale CONI.  Di certo, però, non può esservi dubbio che il principio di non colpevolezza debba cedere il passo all’esigenza di tutelare la credibilità della dirigenza FIS presso i suoi associati, a garanzia del rapporto di fiducia che dovrebbe permanentemente legare gli uni agli altri. Non è solo una questione di buon senso. Ritengo, infatti, che un esercizio delle funzioni d’indagine in condizione di menomata credibilità comprometta il necessario affidamento che ogni incolpato dovrebbe sempre riporre negli organi della giustizia federale e, conseguentemente, nella stessa Federazione.
Sono sicuro, quindi, che il Presidente Scarso darà contezza del suo pensiero e delle scelte che intenderà intraprendere al riguardo.
EZIO RINALDI

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