27 giugno 2013

CRITICHE E CASA DELLE ARMI

La critica è sempre doverosa, sia quando è negativa che quando è positiva. In questo caso devo dire che dalle 3 competizioni: Campionati Europei Under 23; Campionati Europei Assoluti e Giochi del Mediterraneo, il medagliere complessivo parla di un certo risveglio nella spada, di una conferma nella sciabola e di un confermatissimo fioretto, soprattutto femminile.

L’Italia ha conseguito in totale n. 27 medaglie, di cui  n. 11 agli Europei U.23; n. 8 agli Europei Assoluti e n. 8 ai Giochi del Mediterraneo. La tabella sottostante esplicita in maniera chiara i numeri anzidetti.

CAMPIONATI EUROPEI UNDER 23 - 2013
Sc.M. ind.
Sc.M.
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Sc.F. ind.
Sc.F. sq.
F.F.
ind.
F.F. sq.
F.M. ind.
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CAMPIONATI EUROPEI ASSOILUTI 2013
bro.
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GIOCHI DE MEDITERRANEO 2013
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bro.
 
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Pertanto è d’obbligo, e lo faccio con piacere, affermare la positività del movimento ed auspico che i segnali di risveglio nella spada si consolidino ai Campionati del Mondo.

Come dicevo prima ci sono delle conferme e riguardano soprattutto il fioretto femminile è, quindi, auspicabile che la frenata del fioretto maschile sia dovuta ad un  banale incidente di percorso.

A tutti i ragazzi vadano i complimenti miei e quelli dell’intero movimento, al Presidente della Federazione l’in bocca al lupo per i prossimi mondiali.

Questi tre eventi hanno fatto passare in secondo piano una notizia che avrebbe meritato una maggiore attenzione: mi riferisco al momentaneo ritorno della scherma in quella che universalmente è definita la sua casa e cioè la “Casa delle armi”.

Non scendo e non mi addentro in particolari che meglio metterebbero in luce l’importanza  dell’iniziativa: chi è più diversamente giovane di me sicuramente potrebbe raccontarne la storia in tutti i suoi aspetti. Plaudo al Presidente, che evidentemente riesce ad avere, nella sua posizione di Vicario del CONI, le giuste chiavi per la realizzazione di un progetto così importante. Sono sicuro che egli stia già lavorando per la fattibilità di un rientro definitivo della scherma nella Casa delle Armi: a ciò tutto il mondo della scherma deve stringersi intorno al suo presidente, e non tanto per la persona ma per quello che rappresenta.

Un augurio sincero e la speranza di essere presente all’evento, che sarà ospite di tale importante struttura.

Ezio RINALDI

 

24 giugno 2013

IL DIRIGENTE SPORTIVO

Oggi voglio parlare della figura del Dirigente Sportivo.

In senso generale un dirigente è una persona che fa parte della direzione (o management)  di una organizzazione; il termine è, quindi, sinonimo di manager. In senso più specifico il dirigente è il lavoratore preposto alla direzione di una azienda pubblica o privata, oppure di una parte di essa, che esplica le sue funzioni con autonomia decisionale, al fine di promuovere, coordinare e gestire la realizzazione degli obiettivi aziendali. Il dirigente così inteso, pertanto, svolge funzioni tipicamente manageriali, anche se non tutti coloro che svolgono tali funzioni sono dirigenti.

Alle Federazioni sportive nazionali sono affiliate oltre 74 mila società sportive, di cui il dirigente sportivo è responsabile: le sue attività sono molteplici e dipendono in buona misura dalla grandezza della società che si trova a dirigere, se la società è molto grande le mansioni possono essere ripartite tra più persone.

Ma l’attività di dirigente sportivo ha acquistato oggi complessità e include problematiche impensabili fino a pochi anni fa. Anche i dirigenti volontari di piccoli club si trovano ad affrontare un ambiente sempre più complesso e in continua trasformazione che mette alla prova le motivazioni più persistenti e la passione più intensa. 

Negli ultimi anni la legislazione nazionale e regionale in ambito sportivo si è certamente arricchita ed è indubbiamente contraddistinta da una notevole complessità tanto che molti dirigenti sono spesso impreparati nel coglierne le conseguenze per le loro organizzazioni.
Questo rende necessario un costante aggiornamento attraverso corsi e attività formative promosse da club, federazioni sportive e dallo stesso Coni. 

Il dirigente sportivo agisce oggi all’interno di un quadro di riferimento molto diverso dal passato e viene sempre più coinvolto in attività e organizzazioni complesse che per funzionare bene richiedono la realizzazione contemporanea e coordinata di numerose funzioni. Tra esse le più significative riguardano l’organizzazione dell’attività sportiva stessa, il rapporto con i tesserati, la promozione delle attività e il dialogo con istituzioni esterne, l’acquisizione di materiali o servizi dall’esterno. 

Oltre a queste funzioni fondamentali, va messa in conto – forse più importante delle altre – la funzione strategica, che consiste nell’indispensabile elaborazione di visioni e piani d’azioni per il futuro capaci di assicurare lo sviluppo e il potenziamento delle attività sociali. 
In dettaglio, il dirigente sportivo si occupa di:

- selezionare gli atleti;
– gestire i rapporti con enti e federazioni;
– cercare sponsor e finanziamenti;
– elaborare strategie di marketing;
– curare i rapporti con la stampa;
– gestire gli aspetti legali, finanziari e fiscali della società sportiva.

Può viaggiare o fare frequenti spostamenti per tenere i contatti con sportivi e funzionari o seguire le iniziative sportive.

Il dirigente sportivo ha contatti con atleti e allenatori della società che dirige e, all’esterno, con i funzionari degli enti e istituzioni che si occupano di sport. E’ una professione molto coinvolgente: di solito non ha orari precostituiti e questo per far fronte a tutte le evenienze o per riuscire ad organizzare le iniziative previste.

La complessità del lavoro, infatti, rende ormai necessaria un’adeguata formazione per quanto riguarda gli aspetti legislativi, fiscali, della sicurezza e del marketing.
Per questo federazioni sportive e scuole private organizzano anche corsi diretti ai manager dello sport. Da qualche anno, alcune facoltà di Scienze Motorie e il Coni hanno istituito corsi per l’amministrazione, la gestione e la direzione di palestre e impianti sportivi.

Per quanto non esista un percorso formativo univoco per diventare dirigente sportivo, solitamente, ma non è una costante, la laurea in Scienze motorie (che dal 1998 sostituisce l’ ISEF) offre le basi tecniche per svolgere questa professione.

Detto titolo di studio fornisce:

- competenze relative alla comprensione, alla progettazione, alla conduzione e alla gestione di attività motorie a carattere educativo, ludico o sportivo; 

– competenze e strumenti per la comunicazione e la gestione dell’informazione; 

– competenze di carattere gestionale, economico e di marketing legato alle attività sportive.

A mio avviso non sempre è necessario possedere tale requisito e lo spiego meglio più avanti, però è fuori discussione che si debba avere delle peculiarità specifiche per ricoprire il ruolo.

Il dirigente sportivo trova impiego presso società sportive, organizzazioni nazionali e internazionali, organismi quali federazioni, leghe, aziende, enti pubblici.

In genere l’aspirante dirigente sportivo entra nell’associazione o società come praticante di uno sport e in seguito può ricoprire altri ruoli di tipo organizzativo o formativo. Il gradino del dirigente è praticamente l’ultimo della scala; si possono migliorare la propria posizione e le proprie entrate solo cercando di gestire società più grandi e importanti.

Naturalmente, per la carriera contano i risultati che sono stati ottenuti dalla società, la notorietà che è stata raggiunta, la capacità del dirigente di sfruttare le conoscenze e le esperienze acquisite nel tempo.

In genere non è un’attività dipendente ma si opera come consulenti, almeno nelle società più grosse e di livello professionistico (calcio, pallacanestro, pallavolo, pugilato etc. etc.)

In quelle più piccole è frequente che questo ruolo venga svolto senza remunerazione e solo per passione, magari nei ritagli di tempo. Nella gestione dello sport, in Italia, è presente una componente molto ampia di volontariato che si basa soprattutto sull’esperienza personale e sull’amore per lo sport.

Un Dirigente Sportivo con tali requisiti ha un costo che i club dilettantistici non possono permettersi, quindi è verso il volontariato che le istituzioni, a qualsiasi livello, devono indirizzare le risorse necessarie per una crescita ed un adeguato sviluppo di detta figura.

Per far ciò è necessario abbattere pregiudizi culturali che solo nella nostra società sono perennemente presenti.

Ezio RINALDI