24 marzo 2024

IL POLTRONIFICIO: sta per iniziare il valzer delle poltrone.

Da "Stori&sport" riporto l'articolo di seguito a firma di Michele Spiezia. Un po' lungo ma particolarmente interessante. Nell'articolo " LA PISTA OLIMPICA SU GHIACCIO DI CORTINA" avevo scritto che lo sport non può e non deve essere un poltronificio ma ciò che scrive Michele Spiezia conferma le mie considerazioni ed infatti il valzer delle poltrone è cominciato, sia pure con un andamento lento. Non mi stancherò mai di ripeterlo: lo sport va riformato, ma su basi solide e serie.
Ezio RINALDI
 
di Michele Spiezia del 23 marzo 2024
Il valzer dopo l'estate se non ci saranno ulteriori accelerazioni giudiziarie. Le mire sul comitato olimpico e i rischi del presidente Figc. Malagò punta sul pallone. Il ministro può uscire dal Governo mentre Uva vuole garanzie e Ceferin gli chiede le dimissioni.
da sx, Malagò, Abodi e Gravina
Se ne stanno tutti coperti e allineati. Se ne stanno tutti in silenzio. Amici e nemici, occulti e dichiarati. Se ne stanno in silenzio e persino acquattati, perché il momento è delicato e il valzer deve ancora iniziare: sbagliare un passo vorrebbe dire finire fuoripista. Sono gli uomini ai vertici dello sport italiano. Tra poco sarà tempo di elezioni, e rivoluzioni.
Interno stadio Olimpico, sabato 9 marzo. Mancano pochi minuti all’inizio di Italia-Scozia, gara del VI Nazioni di rugby vinta poi dal quindici azzurro, un fragoroso ed esaltante successo che ha così rotto un malinconico digiuno casalingo durato undici anni. Arriva la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: è una grande appassionata di rugby, dicono lo segua sin dall’infanzia. Con lei ci sono segretaria personale e staff, arriverà poi anche il cognato, il ministro di Fratelli d’Italia Lollobrigida. Invitano la premier a sistemarsi nel palco centrale, lì dove siedono il presidente del Coni Giovanni Malagò e il presidente della Fir (Federazione italiana rugby) Marzio Innocenti che intanto stanno preparandosi ad ascoltare l’esecuzione degli inni nazionali. Giorgia Meloni stoppa tutti: innanzitutto perché ha bisogno della toilette ma soprattutto perché non vuole interferire con il cerimoniale. Sceglie quindi di sedersi in un palco della tribuna Monte Mario, non dove però si sono accomodate le principali autorità, politiche e sportive. La premier mima persino un lancio con un piccolo pallone ovale, poi segue attentamente la partita e a fine gara andrà negli spogliatoi per complimentarsi coi giocatori. Pochi sorrisi invece con Malagò: un saluto cordiale, ma senza tanti convenevoli, in tribuna.
Baci, ma senza abbracci, ecco. Ognuno per proprio conto. Il presidente del Consiglio da una parte, il presidente del Coni e quello della Fir, da un’altra. “Come mai la Meloni segue la partita con un funzionario della federazione e non accanto ai vertici di Coni e Fir?”. La domanda pare sia corsa di bocca in bocca, nella tribuna Monte Mario e poi anche dopo, arrampicatasi fin nei salotti della politica e della politica sportiva romana, incuriosendo i velenosi e curiosi astanti. Una risposta? Giorgia Meloni, anche dopo le ultime evoluzioni delle vicende olimpiche (e anche dopo le dichiarazioni su abolizione del Decreto Crescita), pare non nutra profonda simpatia (eufemismo) nei confronti di Malagò, che come presidente del Comitato Olimpico è in scadenza tra un anno. La premier tiene a marcare, e bene, le distanze. A maggio 2025 ci saranno le elezioni e Giovannino, come lo chiamano amici e nemici, rischia di restare senza poltrona. Il sogno del quarto mandato è (fino ad oggi) rimasto incastrato nell’affiliatissima trincea politica, e nemmeno dal Multiproroghe, approvato un mese fa, gli è arrivata la novella tanto attesa.
Se non ci saranno novità, Malagò dovrà così abbandonare la poltrona della presidenza Coni che occupa dal 19 febbraio 2013, giorno della sua prima elezione, quando cioè fece fuori (a sorpresa) Raffaele Pagnozzi sponsorizzato dall’uscente Gianni Petrucci. Gli resterebbe certo la carica di presidente della Fondazione Milano-Cortina, ma fino al 2026. E gli resterebbe certo anche la carica di membro del Cio, ma fino al 2029. Un orizzonte a tempo, mentre lui vorrebbe ampliarlo. Negli ultimi mesi il suo movimentismo l’ha portato in prima fila al Festival di Sanremo e persino negli studi di Raitre, in un’intervista-dialogo con Luca Barbareschi, ex compagno di Lucrezia Lante della Rovere che è però la madre delle gemelle Malagò, nel corso del talk “In barba a tutto”.
In barba a tutti vorrebbe farla Malagò che però col Governo di centrodestra pare abbia poco dialogo e poche possibilità di restare in sella. E mentre continua nelle grandi manovre, se ne sta quasi defilato. In attesa degli eventi. Attento a non fare rumore. Il sogno inconfessato di diventare ministro, poi, è stato ancora una volta rimandato.
Eppure anche il posto occupato da Andrea Abodi al Ministero dello Sport potrebbe liberarsi tra qualche mese. Dopo le elezioni Europee potrebbe infatti esserci un rimpasto, e nel rimpasto verrebbe centrifugato anche il ministro, le cui posizioni non sono piaciute al Governo, anche perché, pare, sia accusato di non aver messo un freno, e limitato, proprio Malagò. Accusato anche di non aver dato spazio a elementi e figure dell’orbita Fratelli d’Italia; ministro accusato anche di avere prestato troppo il fianco al presidente della Figc Gabriele Gravina. In estate ci saranno gli Europei di calcio, e ci saranno poi le Olimpiadi. Due eventi sportivi che si legano a movimenti politici e momenti elettorali. La partita delle nomine e il valzer delle poltrone partirà dopo l’estate, a meno di cataclismi che costringerebbero a intervenire prima. Tutte le federazioni dovranno rinnovare le cariche di presidente e consiglieri, prima di andare al voto per il Coni. Tra queste federazioni c’è naturalmente quella della Federcalcio su cui si posano le maggiori attenzioni: Gravina punta(va) al terzo mandato di fila, gli ultimi eventi giudiziari lasciano aperti interrogativi e perplessità: anche parte del Governo (Lega e Fratelli d’Italia) è da sempre ostile. Malagò, Abodi, Gravina, tre personaggi chiave dello sport italiano che, insieme a altri, al momento se ne stanno acquattati, ovattati, in attesa degli eventi. Attenti a non scatenare nuove fibrillazioni.
Prendete ad esempio Gravina, che da vittima del dossieraggio di un finanziere è invece finito (in realtà, una realtà che a volte supera l’immaginazione, il presidente ha affermato di essersi auto-indagato, «mi sono dovuto far indagare per potermi difendere dal secondo dossieraggio che sono falsità di qualcuno…», così dall’Ansa) sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Roma per auto-riciclaggio: mentre i magistrati verificano se a questo capo d’imputazione vada fisiologicamente e giuridicamente associata anche l’accusa di appropriazione indebita, mentre gli inquirenti cercano di ricostruire alcuni passaggi economici che potrebbero prefigurare anche l’ipotesi di un altro reato, il presidente del pallone ha scelto un profilo assai defilato. Modi insoliti per lui, magari consigliatigli dagli avvocati e anche da Paolo Corbi, responsabile della comunicazione Figc e notoriamente uomo con simpatie a destra. Il gabinetto di crisi allestito subito dopo la notizia dell’inchiesta è composto anche da Roberto Coramusi (responsabile relazioni esterne e istituzionali Figc) e naturalmente dal capo dell’Ufficio giuridico federale, l’avvocato Giancarlo Viglione. Intanto l’orgia di notizie, illazioni, ipotesi, congetture e persino sorprese (per tre giorni la “Gazzetta dello Sport ha dato parecchio risalto alla vicenda, chissà se un modo per marcare il distacco dell’editore Urbano Cairo in passato invece assai vicino alle posizioni del numero uno di via Allegri) è terminata. In attesa di sviluppi, è calato invece uno strano silenzio. Non solo della parte sportiva da sempre contraria a Gravina, ma anche dalle forze politiche che, anche in un recentissimo passato – vedi eliminazione al Mondiale, vedi scandalo betting – avevano preso posizione contro Gravina, chiedendone le dimissioni: in prima fila la Lega e Matteo Salvini, in prima fila alcuni esponenti di Fratelli d’Italia tra cui Paolo Marcheschi, mentre Forza Italia e Tajani (il figlio assunto a ottobre in Figc, il caso svelato da questo sito, leggi qui) hanno sempre tenuto una posizione assai blanda. Invece adesso è calato il silenzio. Il silenzio prima della tempesta? La domanda potrebbe trovare risposte a breve, mentre intanto Gravina continua a tenere un profilo basso: non un accenno al caso Acerbi, poche parole anche per la Nazionale impegnata nella tourneè americana, e zero dichiarazioni sulla prima parte di riforme che dovrebbe essere approvata dal consiglio federale tra qualche giorno. Ad ascoltare i velenosi spifferi romani, la posizione di Gravina, almeno in Figc, pare però segnata: l’ambizione di puntare al terzo mandato potrebbe così dissolversi e aprire alla volata per il successore che dovrebbe uscire dalle urne, seguendo così la scadenza temporale fissata. Però.
Però resta in piedi un’altra ipotesi. Se la Procura di Roma dovesse trovare altri capi d’imputazione si potrebbe arrivare al commissariamento, che spetta al Coni. Malagò potrebbe resistere alla moral suasion governativa? Intanto proprio a margine di un appuntamento al Coni, qualche giorno fa il ministro Abodi aveva detto: «La situazione di Gravina? Mi preoccupa moltissimo, però oltre non vado. Sono abituato a parlare con la cautela necessaria. Di fronte a questa vicenda servono prudenza e garanzie. Quello che emerge dalla cronaca di questo fatto è il dato inquietante». Se la situazione precipitasse, se il quadro diventasse ancor più inquietante, Gravina potrebbe anche essere costretto a dimettersi. In fondo tanti suoi predecessori lo hanno fatto, anche per questioni infinitamente più deboli – Tavecchio ad esempio per la mancata qualificazione al Mondiale 2018 – rispetto alle ipotesi di reato per le quali sta indagando la Procura della Repubblica di Roma, anni fa definita il “porto delle nebbie”. Dimissioni e commissariamento, oppure commissariamento forzato. In questo caso toccherebbe a Malagò prendere la decisione: nel 2018 fu lui a nominare Fabbricini commissario Figc e lui stesso a diventare commissario della Lega serie A, non senza strascichi giudiziari, tra l’altro ancora pendenti. “E se fosse proprio Malagò ad assumere le funzioni di commissario Figc?”. La domanda rimbalza, affondando però in ben altra questione: non è un mistero che Malagò, se disarcionato dalla poltrona di presidente Coni, punterebbe a diventare nuovo presidente della Figc. Se invece fosse costretto a vestire i panni di commissario, potrebbe poi candidarsi per l’assemblea straordinaria elettiva? Difficile. Ecco quindi che magari spera in un’evoluzione più lenta e “normale” delle vicende legate all’inchiesta su Gravina.
Chi, invece, al posto di Malagò come presidente del Coni? Al posto ambiscono in parecchi, ma l’impressione è che si sia ancora nella fase del riscaldamento. Non è un mistero vi punti Franco Chimenti, presidente della Federgolf (per la federazione golf dovrà combattere contro il canidato Ivan Rota e un altro che a metà aprile annuncerà candidatura), come vi ambiscono Luciano Buonfiglio (presidente canoa-kajak) e Marco Di Paola (sport equestri) e nel lotto ci sarebbe anche Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico. Fratelli d’Italia aspira ad occupare il posto, ma nella cerchia stretta si fatica (ancora) a capire chi possa essere designato al ruolo. Mentre rimbalza persino la suggestione Carraro – sì, proprio lui, l’84enne Franco Carraro detto il “poltronissimo” – e mentre circola anche il nome di Gianni Petrucci che per restare alla Fip deve ottenere il 66,6% di voti ma la candidatura di Guido Valori e la scelta di molti Comitati regionali di non appoggiarlo più rendono complicata la sua conferma, si segnalano intanto movimenti di Silvia Salis, attuale vice-presidente (vicario) del Coni e moglie del regista Fausto Brizzi. L’ex martellista ha già iniziato la propria campagna elettorale che sta prendendo corpo per ora nel corso di cene e incontri. Al comando di “Palazzo H” potrebbe ambire anche Abodi se dovesse uscire dalla compagine ministeriale post Europee: al momento però pare più probabile una sua nomina a commissario della Olimpiade Milano-Cortina.
A proposito di ritardi nell’organizzazione di eventi sportivi: non c’è solo l’ormai imminente Olimpiade a preoccupare. In Italia, insieme alla Turchia, dovrebbe tenersi l’Europeo di calcio del 2032. Il condizionale è sempre più d’obbligo, sebbene manchino ancora otto anni. Il caos sugli stadi e infrastrutture è palese, così come ancora irrisolto è il nodo legato al finanziamento delle opere. Il Governo vorrebbe tenersene lontano, ma gli impegni sono impegni. A tirare le fila, in questo momento, ancor più in questo momento, non è il presidente federale Gravina e non è nemmeno il ministro Abodi. La palla rotola al Mef ed è tra i piedi del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (anche sua figlia, come rivelato due anni fa sempre da questo sito, leggi qui, lavora in Federcalcio) che ha un’opinione, non certo benevola, del mondo calcistico e dei suoi protagonisti. Molto amico e concittadino di Giuseppe Marotta (il cui nome rimbalza sempre come possibile candidato a Figc o Lega serie A, ma l’ad dell’Inter nicchia, anche per questioni economiche), il ministro ha intenzione di fissare paletti e, soprattutto, di seguire attentamente i processi economici legati a Euro 2032, se mai dovessero tenersi in Italia. E già, perché il rischio di figuracce e default è dietro l’angolo. In questo scenario si spiegherebbe così la scelta di nominare Michele Uva, ex dg Federcalcio con Tavecchio e attualmente direttore “della sostenibilità sociale e ambientale” Uefa, responsabile e referente del progetto stadi Euro 2032. Gravina, col quale i rapporti sono migliorati (nel corso dell’assemblea elettiva del 2021 l’attuale presidente avrebbe ammesso di aver sbagliato a chiederne la testa, addossando le responsabilità su Cosimo Sibilia) lo ha incontrato a pranzo, naturalmente dopo averne parlato, ed essersi confrontato, con Abodi e Malagò. Indipendentemente da chi sia il “padre” dell’operazione, restano però interrogativi e richieste. Uva avrebbe chiesto garanzie di continuità lavorative se la parte italiana di Euro 2032 saltasse, mentre il presidente della Uefa Ceferin gli avrebbe chiesto di dimettersi dall’Uefa perché, pare, avrebbe detto che deve sentirsi libero di far fuori l’Italia se l’Italia non rispetterà i programmi e dimostrerà di non potercela fare.
Ce l’ha fatta invece Giuseppe De Mita, il più piccolo dei figli del defunto ras della Dc Ciriaco De Mita, ad entrare in “Sport e Salute”. Un anno fa ambiva al posto di presidente, e pare avesse ricevuto anche garanzie in tal senso. Però nel suo curriculum vitae pare mancasse un requisito fondamentale: una laurea. E così, rimasto alla finestra, De Mita jr un anno dopo rientra dalla finestra: testimone di nozze (poi naufragate) dell’attuale presidente di “Sport e Salute” Marco Mezzaroma, sarà il consulente marketing della società, una partecipata statale. Lavorerà con la propria agenzia che promuove l’immagine e le attività di aziende e pubbliche amministrazioni a stretto contatto con l’ad, Diego Nepi Molineris. Amministratore delegato che però continua a mantenere altre deleghe, tra cui quella del marketing. E così De Mita, che un anno fa doveva diventare presidente di Sport e Salute diventando così anche il capo di Nepi, sarà invece alle sue dipendenze come consulente. Come consulente dell’ad che governa anche la direzione del marketing. Sì, sembra un giro tortuoso. Ma il gioco delle poltrone è pure questo. E le consulenze alla fine fanno felici e contenti tutti. O quasi.


23 marzo 2024

Gare regionali GPG: si può cambiare?

Da qualche anno noto con un po’ di curiosità che peraltro rimane irrisolta, che le gare di GPG si svolgono sempre accorpando le ultime due categorie Ragazzi/e-Allievi/e e mi chiedo quale sia il motivo. Capisco bene tale scelta in certe regioni, le quali avendo numeri minori rispetto alla regione dalla quale scrivo, si trovino costrette a questa decisione, ma in Lombardia, le cifre sono ben diverse, specie nella spada, mentre in fioretto e sciabola le cose non vanno ugualmente bene. Vediamo quindi di che si tratta.
Nelle tre gare di zona, sempre in Lombardia la categoria Ragazzi/e-Allievi/e di Spada ha visto partecipare in sequenza in Prima gara 198 atleti, in Seconda gara 204 e domenica scorsa Campionato regionale lombardo la cifra era di 197 atleti/e. Questo risultato è stato raggiunto con un eccellente lavoro sul territorio, dal quale si può notare che la spada è la padrona della scherma lombarda (tralascio i  numeri di fioretto e sciabola che in rapporto a quest’arma sono davvero miseri e mi riprometto di farvi conoscere le mie opinioni più avanti).
Ecco la divisione per genere:
Prima gara, 110 maschi – 88 femmine
Seconda gara, 115 maschi – 89 femmine
Terza gara, 109 maschi – 88 femmine.
In quest’ultima le categorie erano separate, pertanto si sono presentati rispettivamente:
LOMBARDIA
SpM Ragazzi 50
SpF Ragazze 55
SpM Allievi 59
SpF Allieve 33
Totale    197
Da notare che il totale dei partecipanti a tutte e sei le armi, per sei categorie, ha raggiunto la cifra impressionante di 626 schermitori.
Invece, per fare un raffronto con le regioni confinanti (sempre Campionato regionale) i numeri sono i seguenti:
PIEMONTE
SpM Ragazzi 24
SpF Ragazze 32
SpM Allievi 38
SpF Allieve 22
Totale    116
VENETO-TRENTINO
SpM Ragazzi 40
SpF Ragazze 22
SpM Allievi 37
SpF Allieve 26
Totale    125
EMILIA ROMAGNA
SpM Ragazzi 30
SpF Ragazze 24
SpM Allievi 41
SpF Allieve 33
Totale    128
Questi tre risultati si somigliano, ma il distacco lombardo è notevole ed è in costante crescita. Viste quindi le cifre, e ritornando sempre sul campionato Lombardo di spada, nella categoria accorpata dei Ragazzi/e-Allievi/e vale la pena notare l’età di quelli che hanno vinto la gara, facendo una statistica minima solo sui primi otto classificati.
Prima gara:
SpM sette erano Allievi
SpF sei erano Ragazze
 Seconda gara:
SpM otto erano Allievi
SpF quattro erano Ragazze
Si desume quindi che per i maschi, un certo vantaggio lo hanno i più grandi e qui arriviamo alla mia curiosità che non trova risposta, ovvero perché le categorie Ragazzi/e-Allievi/e sono accorpate? Capirei se i numeri fossero miseri, ma anche nelle altre regioni sono più che buoni per poter gareggiare separatamente, no?
È forse una questione di rapidità di gara? Deve cominciare presto e finire presto per smontare le attrezzature con la luce del sole? Bisogna risparmiare sulle coppe da elargire agli atleti?  E allora perché non si accorpano categorie con numeri più bassi?
Penso che questa idea di unire le categorie fosse nata per trovare un modo come un altro per rendere meno misera la competizione che si presentava con esigui partecipanti, ma adesso che i numeri sono piuttosto consistenti, perché non si scorporano? Il campionato di spada potrebbe prendere una piega diversa dalle altre armi, riducendo il numero di pedane da allestire e i relativi costi di organizzazione. La gara sarebbe più snella e anche più vivibile, dopotutto una gara di 200 schermitori non è cosa da poco, e con otto o dieci pedane si risolve in minor tempo.
Veniamo quindi alle considerazioni di tipo federale perché ritengo che il lavoro dei Comitati regionali del futuro, sarà l’ottimizzazione delle gare del circuito GPG, e quello della FIS sarà di costruire un circuito coerente con i numeri, perché visto che il trend degli iscritti è in costante aumento, come anche il numero delle società sportive, mi chiedo cosa accadrà quando nel 2035 al GPG R. Nostini di Riccione non avremo 5.000 atleti come adesso, ma 10.000. Se nel frattempo non si sperimenteranno nuove formule e quindi un dibattito relativo, ampio e condiviso, arriveremo tardi agli appuntamenti dell’innovazione.
Intanto in Lombardia nella prossima stagione ai GPG regionali raggiungeremo il numero di 700 iscritti e nei prossimi quattro anni non sarà complicato sfiorare i 1.000.
Il prossimo Presidente del CR Lombardo è meglio che si prepari a gestire un fiume di schermitori e mi auguro che la sua capacità di dialogare con tutti sia così elevata da saper raggiungere un adeguato consenso fra tutte le società.
Fabrizio Orsini

19 marzo 2024

SAN GIUSEPPE: FESTA DEL PAPA'.

AUGURI A TUTTI I PAPA' DEL MONDO, IN PARTICOLARE A QUELLI I CUI HANNO I FIGLI HANNO SCELTO COME SPORT LA SCHERMA.

I VOSTRI SACRIFICI, UNITAMENTE A QUELLI DELLE VOSTRE MOGLI/C0MPAGNE, CONTRIBUISCONO ALLA CRESCITA DEL MOVIMENTO SCHERMISTICO E DELLA FEDERAZIONE ITALIANA SCHERMA. I RISULTATI DEI NOSTRI ATLETI SONO ANCHE IL FRUTTO DEL VOSTRO IMPEGNO.

BUON SAN GIUSEPPE



10 marzo 2024

LA PISTA OLIMPICA SU GHIACCIO DI CORTINA

L'annosa questione sugli impianti per le olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, in particolare la pista da bob, non trova il gradimento del CIO. Il massimo organismo mondiale dello sport, da tempo ha espresso forti perplessità sulla costruzione della struttura, suggerendo di sfruttare impianti esistenti sia sul territorio nazione che in quelli di altre nazioni confinanti con l'Italia. La politica invece ha insistito sul progetto presentato dalla Lega il cui costo è lievitato a 120 milioni dagli 81 inizialmente previsti.

Dalla Svizzera mi inviano copia dell'articolo che segue e mi sembra, a conferma di quanto scritto in passato, che continuiamo a perdere la faccia.

Lo dico da tempo e lo ribadisco ora, lo sport ha bisogno di una riforma totale, stabilendo chi lo deve dirigere ed a quali condizioni. Di sicuro non può essere un poltronificio e non ci possono essere presidenti a vita. Lo sport appartiene al popolo e non deve essere il mezzo o lo strumento per accontentare politici e loro aficionados, trombati politicamente sempre dal popolo. 

Ezio RINALDI














09 marzo 2024

LE DONNE, LE OLIMPIADI E LA PARITA' DI GENERE

La notizia che le olimpiadi di Parigi avranno lo stesso numero di atleti maschi e femmine, è un grande e straordinario traguardo. Pende il problema delle qualificazioni, il che vuol dire che molte nazioni in passato e forse anche oggi non hanno molti atleti di genere femminile da presentare nelle gare internazionali. E come si sa per fare le gare è necessario spendere o a seconda del punto di vista, investire molti soldi, specie se sono internazionali. Medesima cosa vale per la scherma, che per l’esercizio delle sue competizioni, deve mettere in piedi la macchina dell’allestimento del campo gara.

L’8 marzo si è celebrata la festa della donna ed in tale celebrazione non possiamo che esultare per questo traguardo parigino, funestato, purtroppo, dalla spiacevole questione di Chianciano le cui notizie, una volta rese pubbliche, sono corse con la velocità della luce. Sulla vicenda preferisco mantenere il giusto silenzio anche perché la magistratura sta indagando e sulle indagini vi è il segreto istruttorio. Nonostante il divieto di divulgazione delle informazioni da parte della Procura di Siena queste hanno viaggiato alla velocità della luce. Da quello che si apprende sembrerebbe che i due maschietti si siano autosospesi, in tal caso credo che sia la decisione più giusta.

Finché non verranno accertati i fatti ed a tutela di tutti gli aventi causa il riserbo è d’obbligo. Purtroppo se ne sta parlando in ogni dove ed ho l’impressione che si sia caduti in una sorta di processo mediatico. Sia chiaro, solidarietà assoluta alla ragazza ma non sono i giornalisti che possono decretare una sentenza, tanto più in questi casi, e se vi è qualcuno che ha la verità in tasca, vi prego di farmelo conoscere. Frequento, infatti, svariati giornali del tempo andato, confutando continuamente notizie “fresche” del passato, che venivano contraddette da ancor più fresche smentite e via dicendo. Ricordo una dichiarazione di un celebre giornalista quando arrestarono Saddam Hussein il dittatore dell’Iraq, che diceva che “la verità la sapremo fra vent’anni”. Nel caso dei tre o quattro giovani, a causa della droga e di evidenti menzogne o poco ricordabili verità, questa sarà una notizia difficile da valutare. Spiace? Spiace! La vita di queste persone è stata ferita e non sarà più la stessa, e le colpe stanno un po’ ovunque, purtroppo. Una notiziaccia che non avrei mai voluto leggere, e nemmeno ascoltare nel retro della palestra, fra un assalto e l’altro, perché ogni volta che vedo uno qualsiasi dei miei atleti, e penso che potrebbe sortire la stessa vicenda a causa di milleuno di questi fattori, mi piange il cuore, e mi sentirei responsabile per ogni volta che li ho esortati a far bene il loro dovere di sportivi.

A bocce ferme poi ripercorro non solo questa storia, ma altri episodi che in questo blog sono stati più volte menzionati, e mi chiedo se non sia l’ora di dare una sorta di sterzata a tutto il movimento schermistico, e porre argini di controllo migliori, diffidando della buona fede di chi è coinvolto, come se il rischio di incidenti o fatti sconcertanti possa essere sempre in agguato a ogni attività, e lo sia a prescindere da tutto. O come se l’allenamento, la gara, il ritiro non fossero le migliori occasioni per finalmente liberarsi dalle catene dell’ordinaria vita quotidiana, ma semmai per migliorarla.

Cosa mi fa andare avanti? Ve lo dico subito. Il dolce e impercettibile rumore della foresta di schermitori, di società di scherma che cresce, non certo il frastuono dell’albero che cade. E questa foresta è fatta da uomini e donne, non solo dagli uni, né dagli altri, ma da tutti, messi assieme, così come si è sempre fatto, perché siamo anche e sottolineo anche, un popolo di conservatori.
Fabrizio ORSINI

08 marzo 2024

Può un individuo che è stato bandito a vita dalla scherma da una federazione nazionale per molestie sessuali contro minorenni, partecipare a eventi internazionali della FIE in rappresentanza di un altro paese e/o allenarsi e competere in un altro paese?

Il 29 novembre 2023 ho inviato le mie raccomandazioni alla FIE in merito, tramite una lettera aperta pubblicata su questo stesso blog. Vedi, https://piazzadellascherma.blogspot.com/2023/11/the-hamza-case-open-letter-to-members.html?m=1

Ad oggi la FIE non ha dato alcun seguito. Club di scherma, federazioni nazionali e confederazioni hanno due scelte. Possono aspettare Godot indefinitamente oppure possono esplorare altre potenziali soluzioni. Qui sotto è un esempio.

Club di Scherma Privati

Situazione ipotetica. 

L'allenatore/schermitore A viene squalificato a vita dalla Federazione USA e si trasferisce in Germania e si iscrive al Club di Scherma B dove continua a insegnare o ad allenarsi, a seconda dei casi. 

Il Club di scherma B si trova ora in una situazione difficile se sia la FIE che la sua Federazione Nazionale (Germania) non hanno preso una posizione su questo tema. Inoltre, il Club di Scherma B potrebbe trovarsi nei guai se alcuni dei suoi soci non fossero felici di questa decisione o temessero  che i loro figli minorenni possano essere in pericolo. 

Un attivista esterno potrebbe anche lanciare una campagna mediatica contro il club. Nessuno dei potenziali scenari fa ben sperare per il Club di Scherma B. In effetti i problemi dell’allenatore/schermitore A ora sono i problemi del Club di Scherma B. Questo, da un punto di vista gestionale del club, è assurdo.

Raccomandazione: 

Se le leggi ed i regolamenti locali/nazionali lo consentono, il Club Scherma B può stabilire che di regola non accetta come membri individui che sono stati 

(a) interdetti a vita dalla scherma da una federazione straniera e/o 

(b) condannati in qualsiasi paese del mondo per un reato di turpitudine morale contro minorenni. 

Confederazioni FIE

Lo schermidore A squalificato a vita (o sospeso temporaneamente) dalla Federazione del suo paese membro della Confederazione C si trasferisce nel paese D anch’esso all'interno della stessa Confederazione C.

Oppure

L’allenatore/schermidore A squalificato a vita (o sospeso temporaneamente) dalla federazione del suo paese membro della Confederazione C si trasferisce nel paese D che fa parte di una diversa Confederazione E.

Raccomandazione:

All'interno della stessa Confederazione.

I membri di una Confederazione possono concordare di riconoscere squalifiche o sospensioni imposte a individui da una Federazione Nazionale che fa parte della stessa confederazione. 

Tra due o più confederazioni

Due o più Confederazioni possono accordarsi nel riconoscere squalifiche o sospensioni  imposte a individui appartenenti alle Confederazioni che fanno parte di tale accordo.

Federazioni Nazionali 

Le Federazioni Nazionali sono libere di stipulare i propri accordi con le altre Federazioni Nazionali per quanto riguarda l'applicazione reciproca di squalifiche   sospensioni.

Gil PEZZA

 

ENGLISH VERSION 

Potential problems between Private Fencing Clubs, National Fencing Federations, FIE Confederations and FIE

Issue: 

Whether an individual who has been banned for life from fencing by a national federation for sexual misconduct involving minors, should be allowed to participate in FIE International events representing another country and/or train and compete in another country. 

On November 29, 2023, I sent my recommendations to the FIE on this matter, via on open letter published on this same blog.  See, https://piazzadellascherma.blogspot.com/2023/11/the-hamza-case-open-letter-to-members.html?m=1

To date, the FIE has not acted on it.  Fencing clubs, national federations and confederations are confronted with two choices: either waiting for Godot or exploring/adopting other potential solutions. This is a suggestion.

Private Fencing Clubs 

Hypothetical situation. 

Coach/Fencer A is banned for life in USA. He moves to Germany, joins Fencing Club B where he continues to teach or train as the case may be. 

Club B in Germany finds itself  in a difficult situation if the FIE and its National Federation (German) have not taken a position on this issue. Furthermore, Fencing Club B may find itself in hot water if some of its members question this decision and feel that their minor children may be at risk. 

Outside activist may also start a media campaign against Fencing club B. None of these potential scenarios bode well for Fencing Club B; in effect, the problems of Coach/Fencer A are now problems of Fencing Club B. From a club management perspective this is absurd. 

Recommendation: 

If local/national laws (in this hypothetical, Germany) and regulations allow it, Fencing Club B may establish a policy pursuant to which, it does not accept as members individuals who are

(a) banned for life from fencing (or are) temporarily suspended by a foreign federation, and/or  

(b) who have been sentenced/convicted of a crime of moral turpitude against minors in any country

FIE Confederations  

Fencer/Coach A is banned for life from his National Federation, which belongs to Confederation C.  Fencer/Coach A moves to another country D within the same Confederation C. Or

Fencer/Coach A is banned for life from his National Federation B, which belongs to Confederation C and moves to country D which is  within another Confederation E. 

Recommendation: 

Within the same Confederation. 

National Federation members of a Confederation may agree to honor bans (and temporary suspensions) imposed on individuals by a National Federation member of the same Confederation. 

Between different Confederations 

Two or more Confederations may agree to honor bans (and temporary suspensions) imposed on individuals within the Confederations that are parties to such an agreement. 

National Federations

National Federations are free to make their own agreements with other national federations regarding the reciprocal enforcement of bans and/or suspensions. 

Gil PEZZA

 

 

05 marzo 2024

LA NOTA DELLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI SIENA

 

Con la nota in calce la Procura della Repubblica di Siena espone cronologicamente il procedere delle indagini, dalle quali si evince che nulla è stato tralasciato ed i tempi per eseguire le stesse sono stati ampiamente rispettati. Dal comunicato emerge chiaramente che la FIS ha fatto quanto doveva e poteva, così come da me scritto nel precedente articolo. La procura precisa che spetta alla Federazione qualsiasi competenza in ordine all'eventuale sospensione di attività sportiva di atleti e tesserati.
Il Presidente Azzi, persona onestà, moderata e conoscitore della materia giuridica - è laureato in legge - se ha ritenuto di non dover intervenire lo avrà fatto dopo aver valutato ogni singolo aspetto della vicenda. 
Ezio RINALDI




04 marzo 2024

CHE SPORTIVI SIAMO?

Leggo con sgomento le notizie sugli avvenimenti dello stupro di Chianciano. Magistrati, indagini, droga, alcool e poi il giornalismo che stava evidentemente in agguato da mesi, in attesa di poter avere il via per pubblicare la storia. Con tempismo millimetrico la FIS esce con un comunicato, il che vuol dire che l’azione era stata comandata da un “a-voi” prima di un “pronti” che durava da tempo e che era più che consapevole da ogni parte.

Il volano non è nemmeno lento, anzi, lo sport della cavalleria, del rispetto, del saluto, del decalogo di Mangiarotti e Cerchiari, e poi quella formula unica in cui maschi e femmine si allenano assieme, precorrendo e superando quella che oggi viene considerata la disparità di genere in cui non ci sono allenamenti per maschi né per femmine, ma avvengono tutti assieme, mi faceva gloriare di essere uno schermitore. Era una novità assoluta, e anche per le donne lo era e credo lo sia ancora.

Quando andavo a scuola maschi e femmine avevano addirittura grembiuli di colore diverso, ma c’erano anche classi differenziate, e materie diverse, per non parlare della ginnastica, diversa anche quella, come se gli esercizi e gli sport maschili fossero differenti da quelli femminili. Ma la scherma no, eravamo e siamo stati sempre tutti mischiati, prima ancora di quando si pensava che maschi e femmine, dopotutto possono fare le stesse cose. Forse ai tempi di Giovanni Franceschinis a Vienna, c’erano corsi per sole donne, ma in Austria a quel tempo c’era anche l’Imperatore.

A quei tempi i maestri di scherma scrivevano Codici di cavalleria, sulla Partita d’onore, sul duello, perché gli schermitori erano i difensori dell’onore, e la reputazione andava difesa a ogni costo. Inutile dire che mancavano anche le leggi per colmare le lacune giudiziarie, quelle che si applicano oggi quando per l’appunto l’onore viene compromesso. Chi faceva scherma lo sapeva bene, il rispetto era ed è la prima cosa e in palestra vanno insegnati questi valori, anche se siamo tutti presi a vincere, o a non perdere. I maestri in primis sono i difensori ancora adesso di valori ancestrali, quei valori che chiameremmo cavallereschi che poi sono stati travasati nella totalità degli altri sport, che come si può immaginare sono nati ben dopo il combattimento. E infatti, vedere perdere lo stile agli schermitori, cioè i più antichi paladini della lealtà, quelli che non hanno mai dato scandalo, ma che in questi casi perdono l’applomb, il controllo, le redini del buon senso e del buon gusto, e precipitano fino in fondo alla scala della reputazione sociale, ferisce. E sgomenta anche. Per questo diventa notizia, crassa e succulenta. Tanto bianchi, tanto vincenti, tanto lindi, che quando si sporca un solo schermitore, la macchina del fango arriva ovunque con i suoi schizzi. E la macchia resta.

Va registrato che lo schermitore non è solo frutto dell’attività schermistica, ma di una società. In palestra il maestro e la società sportiva fanno il loro dovere fino a un certo punto, poi subentrano altri fattori educativi, che chi opera nel settore conosce bene. Famiglia, scuola, social, amicizie, il tutto che viene frullato assieme in un gran marmittone che va verso una sola direzione, la vittoria. Vincere a scuola con i bei voti, vincere nella scherma nel torneo, vincere nella vita con una montagna di soldi, vincere nella società diventando famoso con i followers e i likes, vincere con una bella ragazza/ragazzo e acquisire con questa serie di vittorie quella vittoria globale che può far dire alla gente quando uno di questi vincenti apre bocca o fa una cosa “l’ha detto lui/lei” o “l’ha fatto lui/lei”. A quel punto si può usare quella cosa o quella parola in milioni di declinazioni e così andare avanti, di esempio in esempio. Questi sono gli influencers, non quelli che ammalano la società, nooo! Quelli che la dirigono con uno schizzo di penna sulla tastiera. È una forma di atomizzazione della vita, e soprattutto di omologazione delle aspettative e dello stile di vita che sta facendo corto circuito su sé stesso. Perché se non si è vincenti si è perdenti che in america (e lasciatemela scrivere con la “a” minuscola, tanto è piccola questa faccenda!) chiamano losers. Per questo una volta scappati da casa, e fuggiti dalle regole tipiche ordinarie, in quello che può essere un momento di ritiro, e di concentrazione e focalizzazione su un’attività importante, certe persone si abbandonano all’evasione totale? Era evasione giusto? Che poi è degenerata? Oppure c’era premeditazione? O addirittura incoscienza? Le domande sono tante e altrettante se non di più le risposte.

Forse, proprio a causa di tanti fattori e rischi ancora non evidenti, dove questo avvenimento è un precedente inaccettabile, nei prossimi ritiri la FIS dovrà mettere il bidello nel corridoio dell’albergo, per evitare che avvengano le fuitine notturne, specie dove ci sono in minorenni e magari sanzionare immediatamente gli atleti esuberanti rimandandoli a casa “senza passare dal via”, anche a costo di perdere la medaglia nella gara successiva. E ogni maestro in sala scherma dovrà fare attività di severa e capillare educazione.

Fabrizio ORSINI